«Non starete mica preparando un coccodrillo, vero?». L’ultima meravigliosa intervista a Paolo Villaggio sul Messaggero

Il grande attore, comico e scrittore Paolo Villaggio si è spento all’età di 84 anni. Lo scorso aprile, aveva rilasciato un’intervista a Malcom Pagani del Messaggero, partita da un post su Facebook della figlia Elisabetta, che si lamentava del fatto che il cinema italiano avesse dimenticato suo padre. Ne riportiamo alcuni passaggi.

«Sono appena tornato da una passeggiata, cosa ha detto esattamente mia figlia?». A 84 anni, Villaggio non usa Facebook, ma da decenni conosce il trucco per essere il più moderno di tutti.

«Non starete mica preparando un coccodrillo, vero? […] Mia figlia si è lamentata perché il cinema non mi fa più lavorare? Lei mi vuole bene e in parte è vero, ma in fondo non c’è niente di anormale».

Perché dice così? 
«Ho la mia età, i miei acciacchi, il mio passato, ma sto bene se questo serve a rassicurare qualcuno».

Torna a farle visita spesso il suo passato?
«Spessissimo perché a 84 anni si vive anche di ricordi. Sono belli i ricordi, sono letterari».

Ma il cinema le manca? 
«Come fa a non mancarmi? Ho esordito quasi cinquant’anni fa. Mi manca ovviamente moltissimo. Se non si offende nessuno, è come vivere senza braccia».

Ma pensa sia ingiusto che non la chiamino più a recitare? 
«Non lo penso e non ho nessuna voglia di lamentarmi. È così noioso, il lamento. Così deprimente. Così inutile. La vita ha i suoi tempi e così anche il cinema».

L’età anagrafica è una fregatura? 
«Può giurarci, può scommetterci».

E la vecchiaia? 
«È un crepuscolo. Un tramonto. Una luce che si rabbuia all’improvviso».

Le dispiace? 
«Non brindo. Mi salva l’ironia. Mi salva la ferocia. Mi salva il cinismo. Doti che mi aiutavano ai tempi in cui lavoravo sulle navi da crociera con De André e che mi salvano ancora oggi».

Cosa facevate sulle navi da crociera con De André?
«Intrattenevamo il pubblico. Fabrizio attaccava con le prime note de Il Testamento e davanti a una platea formata principalmente da anziani, ci accorgevamo che quei vecchi non erano ancora morti».

Da cosa ve ne accorgevate? 
«Dal fatto che avevano i riflessi pronti. Alle prime parole di Fabrizio, ai primi versi, tutti si toccavano vigorosamente le palle».

Lei al cinema è stato grande. 
«Ho fatto un cameo, qualche mese fa, c’era anche Iva Zanicchi. È stata anche l’ultima cosa che ho fatto».

Ce ne sarà una prossima? Orson Welles lavorò anche da vecchio.
«E chi lo sa? Non credo. Non sono Welles e comunque per certi ruoli in Italia l’invenzione langue».

E cos’altro manca? 
«Così tante cose che dovremmo passare qui un paio d’ore».

Non mancherà occasione. 
«Non sono ancora morto».

Qui l’intervista integrale.

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