#Venezia74: La Recensione di Suburbicon di George Clooney con Matt Damon, Julianne Moore e Oscar Isaac

Diretto da George Clooney e scritto dai fratelli Coen, Suburbicon è una vera e propria perla di questa edizione della Mostra, raggiungendo nelle reazioni all’anteprima solamente The Shape of Water di Guillermo del Toro.

Nella città di Suburbicon la vita sembrerebbe essere perfetta, senza problemi e con un vicinato amorevole e pronto ad accogliere chiunque. Fino a quando una famiglia di colore non decide di trasferirsi, rivelando la vera anima degli abitanti.

Clooney e i Coen non risparmiano nulla per mostrare il razzismo che Alberta nella cittadina, vediamo molotov e la bandiera dei confederati americani (uno dei simboli principali dell’America razzista e dei sostenitori della supremazia bianca). Anche basando gli eventi nell’America razzista degli anni ’50, il racconto è perfettamente applicabile ai giorni nostri (basti pensare a quello che è successo a Charlottesville ad inizio agosto).

L’attenzione principale, però, viene presto spostata sulla famiglia vicina: il film vede Matt Damon prendere nuovamente i panni dell’uomo “sempliciotto” (ruolo che già aveva in Downsizing) che vede la sua vita completamente cambiata quando una rapina riuscita male avrà un esito tragico. Mentre l’interpretazione di Damon resta volutamente grigia e sullo sfondo, è Julianne Moore a risplendere in un (doppio) ruolo che molto probabilmente le varrà una nomination all’Oscar; il suo memorabile incontro/scontro con il personaggio di Oscar Isaac è una lezione di scrittura e recitazione. Ed è proprio l’entrata in scena di uno strepitoso Isaac a far cambiare ritmo al film e a renderlo sempre più coinvolgente, sorprendendo anche chi già conosce il talento dell’attore (che infatti ha ricevuto commenti di stima e ammirazione da parte della co-star e del regista durante la conferenza stampa).

La sceneggiatura, uno dei punti più forti di questo film e quasi sicuramente già in possesso di un pass diretto per l’awards season, sembra però essere stata parecchio diluita da Clooney: il cinismo e la cattiveria, elementi tipici dei Coen, ci sono in abbondanza, ma il finale – forse per lanciare un messaggio politico ben preciso – è fin troppo classico e poco coraggioso. D’altronde, Suburbicon può essere anche visto come la continuazione del lavoro che i Coen e Clooney avevano iniziato con Ave, Cesare!, ovvero creare dei grandi omaggi al cinema classico americano.

In conclusione: George Clooney sforna un divertissement dal feeling Hitchcockiano, unendo alla sceneggiatura dei Coen una colonna sonora originale scritta da Alexandre Desplat che riesce a tenere lo spettatore sempre attaccato allo schermo.

Voto: 7.5 / 10