The Place, la recensione del film di Paolo Genovese con Valerio Mastandrea

Dopo l’enorme successo di Perfetti sconosciuti, il regista e sceneggiatore romano si cimenta in un progetto ambizioso ma mal riuscito, con risultati che vanno dal mediocre all’imbarazzante.

La prima cosa che ci si chiede prima di guardare The Place è cosa spinga un acclamato regista di commedie – che ha fatto il salto di qualità vendendo i diritti del suo film precedente a mezzo mondo – a scegliere come successore di Perfetti sconosciuti proprio un remake di un’oscura serie drammatica americana.

Paolo Genovese e la co-sceneggiatrice Isabella Aguilar, infatti, prendono a piene mani storia e (molti dei) personaggi di The Booth at the End, serie televisiva prodotta da FX andata in onda negli Usa dal 2010 al 2012 e inedita in Italia.

Il soggetto è misterioso e suggestivo al punto giusto: un uomo (nel film Valerio Mastandrea), perennemente seduto allo stesso tavolino di un bar, offre a chi lo visita la possibilità di esaudire qualsiasi loro richiesta o desiderio, chiedendo però qualcosa in cambio; le richieste sono le più svariate, così come le azioni che l’uomo chiede ai propri “clienti” di compiere, spesso estreme e dalle conseguenze drammatiche. Il quesito centrale è chiaro e rappresenta la tagline sia della serie che del film: fino a che punto sei disposto a spingerti per ottenere ciò che vuoi?

Uno dei difetti maggiori del film è la mancanza di un vero adattamento: personaggi, dialoghi e intere sequenze sono prese di peso dalla serie e poco si addicono ad un’ambientazione italiana, anzi, molta della recitazione e della sceneggiatura sembra scimmiottare i noir americani, con dialoghi finti e artificiosi, quasi da doppiaggio, che provocano a volte un’ilarità involontaria nonostante il tono serissimo (forse fin troppo serio) del film. Di conseguenza, le interpretazioni ne risultano seriamente compromesse. Mastandrea ce la mette tutta ma le uniche sequenze buone sono quelle in cui non parla, così come mediocri appaiono Rocco Papaleo (una macchietta), Marco Giallini, Vinicio Marchioni, Alba Rohrwacher e quasi tutti gli altri membri del cast, compresa una Sabrina Ferilli inedita ma assolutamente fuori ruolo.

Gli unici due personaggi non tratti dalla serie sono anche quelli meglio interpretati, ovvero il ragazzo non vedente di Alessandro Borghi e la donna insoddisfatta di Vittoria Puccini, ma purtroppo la caratterizzazione li penalizza (lui è un cieco che vuole riacquistare la vista – che originalità! – lei è stata messa in quota femminicidio ed è quasi del tutto slegata dalla storia).

A questo si aggiunge un comparto tecnico di scarsa qualità: regia per nulla ispirata che non riesce ad andare oltre il campo/controcampo (in un film che è tutto ambientato in un unico posto, alla lunga, risulta stancante), montaggio amatoriale, fotografia a tratti degna del Maestro Duccio Patanè di Boris, soundtrack invadente e anonima che si addice più a una serie come Squadra Speciale Cobra 11 che a un’opera che vorrebbe essere intensa nella sua intimità e semplicità.

La prima cosa che ci si chiede dopo aver guardato The Place è come sia possibile che questo film sia stato diretto e scritto dalla stessa persona che ha partorito Perfetti sconosciuti.

Voto: 4 / 10

The Place

2017
Di: Paolo Genovese
Con: Valerio Mastandrea, Marco Giallini, Alba Rohrwacher, Vittoria Puccini, Rocco Papaleo, Silvio Muccino

Un misterioso uomo siede sempre allo stesso tavolo di un ristorante, pronto a esaudire i più grandi desideri di otto visitatori, in cambio di compiti da svolgere. Quanto saranno disposti a spingersi oltre i protagonisti per realizzare i loro desideri?