#Venezia76: La recensione di Le Verità di Kore-Eda Hirokazu

(Credits – L.Champoussin – 3B-Bunbuku-MiMovies-FR3)

La 76a edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia è iniziata il 28 agosto. Ad aprire le danze è stato il nuovo film di Kore-eda Hirokazu, La Verité: primo film del regista giapponese a essere girato in Europa e con un cast interamente occidentale.

La storia ruota attorno al rapporto disfunzionale tra Fabienne (Catherine Deneuve), un’attrice ormai al tramonto ma che ha vinto ben due Premi César, e sua figlia Lumir (Juliette Binoche), di professione sceneggiatrice ed emigrata negli Stati Uniti, dove ha sposato un attore di serie televisive di bassa lega (Ethan Hawke) e ha avuto una figlia. Il film riflette sul significato di famiglia e sulla sua composizione: da un lato la famiglia di Fabienne, caduta a pezzi anche a causa del suo egocentrismo e dei suoi continui tradimenti, dall’altra quella di Lumir che invece è tutto sommato serena e piena d’amore, nonostante abbia raggiunto un minor successo rispetto alla madre. Lumir rimprovera spesso alla madre la sua assenza negli anni cruciali della sua crescita, ricordando invece con affetto un’amica di Fabienne, Sarah, anche lei attrice, che l’ha cresciuta come figlia e che si è tolta la vita a seguito di una grave delusione professionale e affettiva.

(Credits – R.Kawauchi)

Ma il tema ancora più importante è rivelato già nel titolo: la Verità. Il film cerca incessantemente di trasformare la narrazione in una riflessione metacinematografica su come il lavoro di finzione possa, paradossalmente, raccontare il vero. Torna incessantemente una domanda: “Cos’è la verità?” Fabienne scrive le sue memorie e, per conservare la facciata di diva e donna impeccabile, inventa alcuni dettagli e nasconde eventi importanti. Eppure i suoi veri sentimenti appaiono nel copione del film che sta girando. In questo modo ciò che recita sul set, di fronte alla giovane collega e astro nascente del cinema francese, con cui ha un rapporto di odio e amore, ha molta più aderenza ai veri sentimenti di Fabienne rispetto alla narrazione che fa di sé stessa nella sua autobiografia. Fabienne sembra preferire la poesia alla verità, considerando le due cose inconciliabili. Ma la verità è anche messa in relazione col tema della memoria, che è insufficiente ai fini della ricerca di ciò che è vero, in quanto il tempo che passa sfuma i contorni dei fatti e si apre all’ambiguità delle interpretazioni personali.

Un’ode all’introspezione, al simbolismo e alla poesia della finzione, La Verità è un film che forse non eccelle per innovazione, ma è sorprendentemente ironico (e con un umorismo irriverente tipicamente francese, cosa ancora più sorprendente) pur raccontando un dramma familiare da teatro Kammerspiel, dove l’azione sostanzialmente non progredisce. Lo scopo del film non è raccontare una storia per intrattenere, ma far emergere l’interiorità dei personaggi nella speranza che il pubblico possa simpatizzare con loro, coi loro vissuti e il loro personale punto di vista dei fatti. E, come già Kurosawa Akira ci ha insegnato, il relativismo della visione prospettica personale confligge inevitabilmente con l’idea di una verità oggettiva, universale, immutabile.

Forse allora ha fatto bene la distribuzione italiana a prendersi la libertà di cambiare leggermente il titolo, passandolo dal singolare al plurale: “Le verità” sarà al cinema dal 3 ottobre 2019.

Voto: 8 / 10

Le verità

2019
Di: Hirokazu Kore-eda
Con: Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Ethan Hawke, Clémentine Grenier, Manon Clavel, Alain Libolt

Fabienne, star del cinema francese, è circondata da uomini che la adorano e la ammirano. Quando pubblica la sua autobiografia, la figlia Lumir torna a Parigi da New York con marito e figlia. L'incontro tra madre e figlia si trasformerà velocemente in un confronto: le verità verranno a galla, i conti saranno sistemati, gli amori e i risentimenti confessati.