#Venezia76: la recensione di Pelikanblut di Katrin Gebbe con Nina Hoss

Con Pelikanblut si apre la sezione Orizzonti della 76esima Mostra Cinematografica di Venezia. La regista Katrin Gebbe mette in scena la storia di una madre, Wiebke (Nina Hoss) la quale lavora in un maneggio e addestra cavalli per la polizia tedesca.

Dopo aver preso in adozione la prima figlia Nicolina (Adelina Constance), Wiebke decide di adottare la piccola Raya (una giovanissima e bravissima Katerina Lipovska). Oltre al lavoro nel maneggio, Wiebke si ritroverà alle prese con le cose che rendono la piccola Raya una bambina speciale: i suoi capricci, i suoi dispetti, il suo urlare isterico, che presto sfoceranno in atti ancora più estremi, fino a lasciar intendere che a compiere tutto ciò non è Raya ma bensì un’entità oscura. Wiebke si troverà in qualche modo a dimostrare a se stessa e alle persone che non le credono che la figlia è in realtà sana e sono loro a non capirla.

La regista, attraverso una regia semplice, con pochi stacchi di montaggio che ricordano quasi quella di Ari Aster in Hereditary, cerca di sottolineare il difficile rapporto tra madre e figlia, che ad alcuni potrebbe ricordare il rapporto madre/figlio presentato in Babadook di Jennifer Kent. Quando questo rapporto rischia di rompersi, ecco che l’istinto materno inizia a prendere il sopravvento e a portare la madre a prendere decisioni non sempre condivise dalle persone che le stanno attorno. Ma è propio questo istinto che la porta a proteggere e difendere la propria figlia a tutti i costi.

Pelikanblut è un’ opera intensa, dai tratti esoterici, che ci porta all’interno del difficile rapporto madre/figlia e lo trasforma in una rapporto fatto di fiducia reciproca e desiderio di credere che i figli possano cambiare.

Voto: 7 / 10

Pelikanblut

2020
Di: Katrin Gebbe
Con: Nina Hoss, Yana Marinova, Sebastian Rudolph, Murathan Muslu, Sophie Pfennigstorf, Dimitar Banenkin

Wiebke vive con la figlia adottiva di nove anni, Nicolina, in un idilliaco allevamento di cavalli. Dopo aver atteso molto tempo, ora ha la possibilità di adottare Raya, bambina di cinque anni, per dare a Nicolina la sorella che ha sempre desiderato. Le prime settimane trascorrono in armonia, e le sorelle vanno d’amore e d’accordo. Ma poco dopo, Wiebke capisce che Raya, inizialmente timida e incantevole, sta diventando sempre più aggressiva e costituisce un pericolo per sé stessa e gli altri. La madre dovrà presto spingersi oltre i propri limiti e prendere delle decisioni estreme per proteggere le sue piccole.