#Venezia76: La recensione di Martin Eden di Pietro Marcello con Luca Marinelli

Seconda pellicola italiana in concorso (dopo Il sindaco del Rione Sanità di Martone), Martin Eden di Pietro Marcello è un libero adattamento dell’omonimo romanzo di Jack London.

Film potente e necessario, con un Luca Marinelli in forma smagliante, questa opera riporta con forza agli occhi del pubblico la necessità di un cinema impegnato e militante. Infatti, se rispetto al romanzo cambiano le ambientazioni geografiche e temporali e – di conseguenza – i nomi dei personaggi, il messaggio politico di London non viene perso: il tema dell’emancipazione attraverso la cultura e dello scontro tra individualismo e socialismo sono la colonna portante di questo film. Marinelli è un Martin Eden crudo e appassionato, affamato di cultura ma infine sempre soggetto alla sua appartenenza di classe, che nemmeno il più forte individualismo riesce a cancellare.

È Martin stesso a dirlo: “Conosco solo quattro, forse cinque veri individualisti in tutta Napoli. E uno di loro è Martin Eden”. Eppure, quell’individualismo non può salvarlo: la cultura, che pure lo emancipa da marinaio a scrittore di successo, non è sufficiente a far dimenticare al mondo le sue origini proletarie; pertanto, Martin non potrà mai concretizzare i suoi progetti di vita con la bella Elena (Jessica Cressy), la ragazza borghese che lo ha spronato a farsi una cultura, ma che non potrà mai ignorare la differenza sostanziale tra le rispettive classi sociali di provenienza. Martin rifiuta la lotta di classe, considerandola lesiva per i singoli individui e inevitabilmente orientata a creare nuovi padroni, ma il culto dell’individuo è l’origine della sua fine. Da self-made man a dandy disincantato e stanco della propria vita, con evidenti tendenze autodistruttive: così Pietro Marcello si fa portatore della torcia che Jack London aveva acceso e sembra suggerirci che l’individualismo fine a sé stesso conduce al nichilismo.

Interessante ma rischiosa, dal punto di vista registico, è la scelta di inserire all’interno del film dei materiali di repertorio, che sospendono temporaneamente la narrazione con un effetto talvolta straniante. Questo film, a ben vedere, non è perfetto: ad esempio, affiancare Jessica Cressy a Luca Marinelli è stato un azzardo che non ha pagato e anzi potrebbe aver danneggiato l’attrice, la quale ha all’attivo solo due lungometraggi e ha un po’ arrancato accanto a un professionista ben più esperto di lei. Altra criticità sta nell’ambiguità temporale in cui si colloca la storia, che ha luogo in un Novecento imprecisato e rischia così di confondere lo spettatore. Punti di forza, oltre alla buona sceneggiatura e alcune ottime interpretazioni, sono l’uso della pellicola 16 millimetri, una ricerca attenta nella composizione complessiva delle inquadrature e un uso sapiente della colonna sonora.

Film che merita di essere visto in sala, completamente immersi nell’esperienza spettatoriale, Martin Eden sarà nei nostri cinema a partire già da domani, 4 settembre 2019.

Voto: 8.5 / 10