Ant-Man and The Wasp: La Recensione del film di Peyton Reed

Ant-Man and The Wasp è il secondo capitolo della saga di Ant-Man all’interno del Marvel Cinematic Universe. Il film uscirà nelle sale italiane il 14 agosto 2018, ma è stato presentato in anteprima nelle sale aderenti ai Cinema Days nella data unica dell’11 agosto. Come nel capitolo precedente, ritroviamo alla regia Peyton Reed, mentre Paul Rudd, oltre a vestire i panni del protagonista, torna a co-sceneggiare la pellicola.

Situato tra gli eventi di Captain America: Civil War e Avengers: Infinity War, il film vede impegnati i protagonisti – Ant-Man/Scott Lang, Wasp/Hope Van Dyne e Hank Pym – in una triplice lotta: da una parte contro la giustizia americana, che ha rinchiuso Scott ed è sulle tracce di Hope e Hank dopo i fatti di Civil War; dall’altra contro un gruppo di trafficanti di tecnologie all’avanguardia, interessati alle scoperte di Pym come possibile fonte di profitto; infine, contro un nemico evanescente in grado di alterare il proprio statuto materiale.

Sin da subito, però, appare evidente come la Marvel ancora una volta abbia voluto giocare col concetto di antagonista: se Ghost o, come viene chiamata in italiano, “Fantasma” ha tutte le caratteristiche esteriori del villain fumettistico, è già dalla terza scena riguardante il personaggio che veniamo a conoscenza della sua condizione di vittima, in cerca di una soluzione allo stato di evanescenza in cui è intrappolata. Quest’ultimo è stato provocato dal padre durante un disastroso esperimento di fisica quantistica, messo in atto allo scopo di riconquistare la fiducia dei colleghi scienziati dopo la clamorosa cacciata dallo Shield ad opera dello stesso Pym. Ava, questo il vero nome di Fantasma, è dunque intrappolata in un limbo: le molecole del suo corpo si spezzano e si ricompongono a una velocità tale da non concederle né uno statuto fisico prettamente materiale, né completamente evanescente. Questa condizione di instabilità, inoltre, la sta consumando, rendendola debole e accorciando drasticamente la sua aspettativa di vita.

Se, dunque, è comprensibile il fatto che Ava cerchi in Pym sia una soluzione che un’occasione di vendetta, è evidente come i veri personaggi negativi del film siano da ricercare tanto in quei criminali trafficanti, avidi di profitto e di potere, quanto nelle strutture stesse dell’apparato di giustizia, che addirittura si appoggiano a quella criminalità pur di portare avanti le indagini. E infatti, a mio avviso, gli stessi sceneggiatori hanno voluto rimarcare, in un gesto forse velatamente politico, ma più probabilmente moralisteggiante, come il male si annidi nella cupidigia di certi individui, che hanno tutto ma vorrebbero di più e che sono disposti a qualsiasi cosa pur di ottenere ciò che può accrescere le loro ricchezze.

Peyton Reed

Peyton Reed

Il film, di per sé, non apporta brillantezza o novità all’universo cinefumettistico da cui è tratto: si sente la mancanza della penna sagace di Edgar Wright, e tutto sembra appiattito su gag verbali che spesso sfociano nella banalità e su gag visive, quelle sì, decisamente spettacolari e di grande intrattenimento, tutte giocate sul passaggio senza soluzione di continuità dal microscopico al macroscopico. Mancando la profondità emotiva che ha caratterizzato tanto Civil War quanto Infinity War, ma anche Black Panther, Ant-Man and The Wasp sembra essere l’espediente narrativo con cui giustificare possibili vie di d’uscita dal tragico epilogo di Infinity War: sono frequenti i ricorsi a veri e propri “spiegoni” pseudoscientifici, prontamente smorzati da qualche battuta a bruciapelo dello stesso Ant-Man, il quale non riesce davvero a svilupparsi oltre la dimensione macchiettistica, infantile e stupidotta. In generale, i personaggi del film sembrano piuttosto bidimensionali, la scrittura non risulta fluida e il film sta in piedi per due ore principalmente grazie all’impeccabile comparto tecnico-visivo, trovando solo nella scena post-credit un reale punto di raccordo e di senso rispetto agli altri film Marvel usciti ultimamente.

Una nota di merito va al doppiaggio italiano, che ha mantenuto in inglese alcuni giochi di parole, mostrando così sia la volontà di non snaturarli, sia una sorta di rispetto nei confronti del pubblico, evitando quella ipersemplificazione della traduzione che talvolta sembra dettata da una sfiducia aprioristica nei confronti delle capacità culturali e intellettive dello spettatore.

In sostanza, se Ant-Man and The Wasp mostra alcuni passi avanti – uno fra tutti il fatto che, per la prima volta in dieci anni di Marvel Cinematic Universe, il titolo racchiuda in sé anche la protagonista femminile, che divide equamente la durata del film con la sua controparte maschile – ci troviamo di fronte a un filler, un film “di passaggio” che deve semplicemente preparare gli eventi successivi: sicuramente lo fa intrattenendo ma, in fondo, non lasciando nulla di più a chi esce dalla sala.

Voto: 5.5 / 10

Ant-Man and the Wasp

2018
Di: Peyton Reed
Con: Paul Rudd, Evangeline Lilly, Michael Peña, Walton Goggins, Bobby Cannavale, Judy Greer

Alle prese con la ricerca di un equilibrio tra la sua vita privata e le responsabilità di supereroe, Scott Lang si ritrova ancora una volta ad indossare i panni di Ant-Man e insieme a Hope van Dyne, in arte Wasp, andrà alla scoperta di incredibili segreti del passato.